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Avrò fatto la scelta giusta?



C’è chi dice che il destino disegni le nostre vite e noi non possiamo far altro che subire.
Io ho sempre creduto invece, che ognuno di noi è il "carnefice" di se stesso.
Siamo noi, con le scelte che facciamo, a pilotare la nostra vita…

Infatti spesso mi sono chiesto: Avrò fatto la scelta giusta?

Si chiude il cerchio. Mario ci racconta una parte dolorosa e fondamentale della sua vita. Anni che lo hanno forgiato e segnato sia in positivo, ma soprattutto con avvenimenti negativi.

Credeva che “l’avventura” americana fosse il suo destino, che si fosse trasformata nella “sua vita”.
Ma ciò che desideriamo, non sempre coincide con la cruda realtà. Dopo la scoperta che il suo mentore è un pluriomicida e viene braccato dalla mafia newyorkese… decide di scappare. Di nuovo!

Dalla fuga, al naufragio, a quel fatidico 10 maggio 2008!

Quest'ultimo capitolo, viene raccontato come se stessimo sfogliando il suo personale e segreto diario.
Dal quale ha estrapolato le pagine più significative del lungo percorso che ha dovuto compiere per arrivare alla meta.
Sono anni che lo segnano, soprattutto in negativo. Ma lui è Mario M e riesce a trarre insegnamento da ogni evento. Soffre... s’illude... risoffre...

Fino a diventare ciò che è oggi.

Mario M

Permettimi di cominciare con la frase che mi ha accompagnato per gran parte della mia vita: “Avrò fatto la scelta giusta?”
Questa volta SÌ!
Mi considero una persona normale, non merito tanti elogi. Certo, ho un carattere forte, so quello che voglio e spesso lo ottengo, ma sono anche fortunato. Sono dovuto crescere da solo, il rapporto con mio padre non è mai stato facile, anzi non c’era proprio. Eravamo uguali, stesso caratteraccio, quindi in perenne contrasto. Di una cosa sono sicuro, lui ha sempre creduto di fare la cosa giusta per me. E anche se non come pensava, lo ha fatto. Sono cresciuto con dei valori forti, cercando di aiutare chi era stato meno fortunato di me, in fondo la mia fanciullezza è stata spensierata. Crescendo però, vedendo loro che vivevano la loro tranquilla e piatta esistenza, ho iniziato a sognare una vita diversa! Non sempre la solita routine... la mattina al lavoro, il pomeriggio a casa in poltrona, le vacanze sempre nello stesso periodo e nello stesso posto, le visite ai parenti per le ricorrenze... Io volevo qualcosa che mi provocasse continuamente nuove sensazioni, nuove sfide. Il periodo più bello della mia vita infatti, è stato quando ho girato l’America, da solo, in autostop e senza una meta. Inseguendo un qualcosa di indefinito, che non riuscivo a decifrare. Qualunque cosa facessi, ovunque io fossi, dopo un po’ dovevo cambiare. Oggi so di cosa ero in cerca. Sono stato innamorato di tre persone prima di conoscere lui: Jasmine... stavamo bene insieme. Ci divertivamo, dicevano tutti che eravamo una gran bella coppia. Un grandissimo rimpianto averla lasciata andare, ma l’ho fatto per lei, per la sua carriera, per non farle rimpiangere l’aver rinunciato a una grande carriera. Solo dopo ho realizzato che ne ero innamorato, ma non lo era lei di me. Julien. Abbiamo vissuto bellissimi momenti anche se è stato lui ad abbandonarmi in un momento particolarmente drammatico per me. Appena tornati alla civiltà, pochi minuti dopo aver appreso della morte di entrambi i miei genitori. Forse è stato meglio così. Forse se fossimo rimasti insieme, non avrei mai conosciuto mio figlio. Infine Giacomo. Stavamo bene insieme, c’intendevamo al volo. Con lui ho passato due anni stupendi e grazie a lui ho superato definitivamente quel bruttissimo momento. Ma lui era innamorato anche – e soprattutto – della moglie. Non sarebbe stato mai solo mio. In tutti e tre i casi mi sono tirato indietro senza lottare, credendo di fare la cosa migliore per loro. Anche con Roby mi stava capitando, ma questa era la volta buona e qualcosa – o qualcuno – ha voluto diversamente. Chissà, forse era giunto il momento per me di essere finalmente felice. Sì, ho aiutato molte persone, è vero. Ma tanti hanno aiutato me. Ripenso a quelle – poche per fortuna – che non sono riuscito ad sostenere. Un rimpianto su tutti, George Saiden che a causa di una mia leggerezza, dovuta a un momento delicato che stavo vivendo, si suicidò. Lo avevano incastrato, filmandoci a letto insieme. E non resse l’abbandono della moglie che adorava e il conseguente scandalo. Altro rimpianto… Harby. Lì ho sbagliato valutazione. Offuscato dalla gratitudine per avermi dato la possibilità di vivere una vita adrenalinica, gli ho concesso una fiducia che non meritava. Mi sono fatto manipolare e alla fine mi ha ripagato… facendo del male alle persone a cui ero più affezionato. Ripenso a Brandon che consideravo un secondo padre. Come sono stato orgoglioso quando mi confidò che se avesse avuto un figlio maschio, avrebbe voluto fosse come me. Al bel rapporto con Bill Wallace - che prosegue tutt’ora. E un posto speciale lo occupa Kala, la madre del piccolo Mario, per salvarlo ha sacrificato la sua vita. Non posso non pensare a Esterina, compagna di naufragio e seconda madre per me e al figlio Walter che mi ha aiutato nel momento più buio della mia vita, e che non meritava ciò che la sorte gli ha riservato. Ma in generale, da tutti coloro che ho conosciuto, ho cercato di prendere il meglio, e imparare dai loro errori. E poi, la mia nuova famiglia. Quella sera qualcosa mi spinse ad andare in quel posto, e non ho avuto un attimo di esitazione nell’intervenire. Mi colpirono subito quei due ragazzotti impauriti. Colsi subito la loro bontà. Guido, che bravo ragazzo. Nonostante tutto quello che aveva passato era così buono, non ce l’aveva assolutamente con i familiari. Pensai immediatamente che potevo esserci benissimo io al suo posto. E il piccolo Nick. Quando, mentre lo portavo al pronto soccorso mi supplicò piangendo, di non dire che era stato il padre a ridurlo così... non pensava minimamente al dolore che provava, pensava a non mettere nei guai il suo Papi. Ma la cosa che più mi ha stupito di loro, è stato il voler sempre difendere il padre/marito. E non riuscivo a capirne il motivo. Finché non l’ho conosciuto. A parte la sua bellezza, avvertivo in lui una grande bontà d’animo ma un profondo dolore che lo spingeva ad avere atteggiamenti sbagliati. E quando decisi di aiutarlo, lo feci con tutto me stesso, senza secondi fini. Volevo solo riunire quella bella famiglia. Come m’incazzavo quando si ostinava a odiare Guido. Io riuscivo a vederlo per quello che era, lui come la persona che aveva deviato il figlio. Lì capii che amava profondamente Nick. Conoscerli è stata la mia più grande fortuna. Mi hanno dato l’occasione per capire cosa volevo davvero dalla vita. Quel periodo mi sentivo di nuovo insoddisfatto, ero caduto nella routine dalla quale sono sempre scappato e mi hanno offerto la possibilità di giungere alla chiusura del cerchio. Ho finalmente trovato la persona con la quale sono in totale simbiosi. Quando ero in coma, e sentivo la sua disperazione, ho capito che era parte di me. Questo mi ha dato la forza di riprendermi e la certezza che con lui non vivrò mai una vita piatta, perché sono sicuro che lui avrà sempre bisogno di qualcuno che lo tenga a bada... io avrò sempre, con lui, l’opportunità di tirarlo fuori dai guai! Quando ho temuto che non ce la facesse, per un attimo mi è venuto un rimpianto. L’essermi tirato troppe volte indietro, credendo di fare la cosa giusta per gli altri. Jr? Non l’ho dimenticato. È l’amore della mia vita. Ho sempre sognato di diventare padre, ma ne avevo paura. E l’inizio non è stato dei più facili, non potrò mai dimenticare le brutte parole che gli dissi quando litigammo. Quando lo feci nascere sull’isola, provai subito un legame che andava oltre al semplice averlo aiutato a venire al mondo. E credo che anche lui inconsciamente si sentisse legato a me. Ricordo che voleva stare sempre in braccio. O con me o con la mamma. Con me era sempre sorridente… quei ditini che m’infilava negli occhi, nel naso ridendo a crepapelle alle mie facce. Ora capisco perché, i giorni precedenti al ritorno alla civiltà… quel batuffoletto all’improvviso si rifiutava di venire più in braccio, lo sentiva che stavo per abbandonarlo. E quando, subito prima di dirci addio, Kala e Kai si appartarono e discussero a lungo. Sono sicuro che Kala volesse confessarmi che ero il padre. Sono orgogliosissimo di lui e, prendendo a prestito la frase che mi disse Brandon: lui è proprio come avrei voluto crescesse mio figlio. No, non mi sono dimenticato. Tu sarai per sempre il mio eroe. Se quel giorno non mi avessi salvato, ora nessuno di noi sarebbe qui!
Grazie Pierpo...

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