So che non
vorresti, ma DEVI...
Permettimi di cominciare con
la frase che mi ha accompagnato per gran parte della mia
vita: “Avrò fatto la scelta giusta?” …
Questa volta SÌ!
Mi considero una persona
normale, non merito tanti elogi. Certo, ho un carattere
forte, so quello che voglio e spesso lo ottengo, ma sono
anche fortunato. Sono dovuto crescere da solo, il rapporto
con mio padre non è mai stato facile, anzi non c’era
proprio. Eravamo uguali, stesso caratteraccio, quindi in
perenne contrasto. Di una cosa sono sicuro, lui ha sempre
creduto di fare la cosa giusta per me. E anche se non come
pensava, lo ha fatto. Sono cresciuto con dei valori forti,
cercando di aiutare chi era stato meno fortunato di me, in
fondo la mia fanciullezza è stata spensierata. Crescendo
però, vedendo loro che vivevano la loro tranquilla e piatta
esistenza, ho iniziato a sognare una vita diversa! Non
sempre la solita routine... la mattina al lavoro, il
pomeriggio a casa in poltrona, le vacanze sempre nello
stesso periodo e nello stesso posto, le visite ai parenti
per le ricorrenze... Io volevo qualcosa che mi provocasse
continuamente nuove sensazioni, nuove sfide. Il periodo più
bello della mia vita infatti, è stato quando ho girato
l’America, da solo, in autostop e senza una meta. Inseguendo
un qualcosa di indefinito, che non riuscivo a decifrare.
Qualunque cosa facessi, ovunque io fossi, dopo un po’ dovevo
cambiare. Oggi so di cosa ero in cerca. Sono stato
innamorato di tre persone prima di conoscere lui: Jasmine...
stavamo bene insieme. Ci divertivamo, dicevano tutti che
eravamo una gran bella coppia. Un grandissimo rimpianto
averla lasciata andare, ma l’ho fatto per lei, per la sua
carriera, per non farle rimpiangere l’aver rinunciato a una
grande carriera. Solo dopo ho realizzato che ne ero
innamorato, ma non lo era lei di me. Julien. Abbiamo vissuto
bellissimi momenti anche se è stato lui ad abbandonarmi in
un momento particolarmente drammatico per me. Appena tornati
alla civiltà, pochi minuti dopo aver appreso della morte di
entrambi i miei genitori. Forse è stato meglio così. Forse
se fossimo rimasti insieme, non avrei mai conosciuto mio
figlio. Infine Giacomo. Stavamo bene insieme, c’intendevamo
al volo. Con lui ho passato due anni stupendi e grazie a lui
ho superato definitivamente quel bruttissimo momento. Ma lui
era innamorato anche – e soprattutto – della moglie. Non
sarebbe stato mai solo mio. In tutti e tre i casi mi sono
tirato indietro senza lottare, credendo di fare la cosa
migliore per loro. Anche con Roby mi stava capitando, ma
questa era la volta buona e qualcosa – o qualcuno – ha
voluto diversamente. Chissà, forse era giunto il momento per
me di essere finalmente felice. Sì, ho aiutato molte
persone, è vero. Ma tanti hanno aiutato me. Ripenso a quelle
– poche per fortuna – che non sono riuscito ad sostenere. Un
rimpianto su tutti, George Saiden che a causa di una mia
leggerezza, dovuta a un momento delicato che stavo vivendo,
si suicidò. Lo avevano incastrato, filmandoci a letto
insieme. E non resse l’abbandono della moglie che adorava e
il conseguente scandalo. Altro rimpianto… Harby. Lì ho
sbagliato valutazione. Offuscato dalla gratitudine per
avermi dato la possibilità di vivere una vita adrenalinica,
gli ho concesso una fiducia che non meritava. Mi sono fatto
manipolare e alla fine mi ha ripagato… facendo del male alle
persone a cui ero più affezionato. Ripenso a Brandon che
consideravo un secondo padre. Come sono stato orgoglioso
quando mi confidò che se avesse avuto un figlio maschio,
avrebbe voluto fosse come me. Al bel rapporto con Bill
Wallace - che prosegue tutt’ora. E un posto speciale lo
occupa Kala, la madre del piccolo Mario, per salvarlo ha
sacrificato la sua vita. Non posso non pensare a Esterina,
compagna di naufragio e seconda madre per me e al figlio
Walter che mi ha aiutato nel momento più buio della mia
vita, e che non meritava ciò che la sorte gli ha riservato.
Ma in generale, da tutti coloro che ho conosciuto, ho
cercato di prendere il meglio, e imparare dai loro errori. E
poi, la mia nuova famiglia. Quella sera qualcosa mi spinse
ad andare in quel posto, e non ho avuto un attimo di
esitazione nell’intervenire. Mi colpirono subito quei due
ragazzotti impauriti. Colsi subito la loro bontà. Guido, che
bravo ragazzo. Nonostante tutto quello che aveva passato era
così buono, non ce l’aveva assolutamente con i familiari.
Pensai immediatamente che potevo esserci benissimo io al suo
posto. E il piccolo Nick. Quando, mentre lo portavo al
pronto soccorso mi supplicò piangendo, di non dire che era
stato il padre a ridurlo così... non pensava minimamente al
dolore che provava, pensava a non mettere nei guai il suo
Papi. Ma la cosa che più mi ha stupito di loro, è stato il
voler sempre difendere il padre/marito. E non riuscivo a
capirne il motivo. Finché non l’ho conosciuto. A parte la
sua bellezza, avvertivo in lui una grande bontà d’animo ma
un profondo dolore che lo spingeva ad avere atteggiamenti
sbagliati. E quando decisi di aiutarlo, lo feci con tutto me
stesso, senza secondi fini. Volevo solo riunire quella bella
famiglia. Come m’incazzavo quando si ostinava a odiare
Guido. Io riuscivo a vederlo per quello che era, lui come la
persona che aveva deviato il figlio. Lì capii che amava
profondamente Nick. Conoscerli è stata la mia più grande
fortuna. Mi hanno dato l’occasione per capire cosa volevo
davvero dalla vita. Quel periodo mi sentivo di nuovo
insoddisfatto, ero caduto nella routine dalla quale sono
sempre scappato e mi hanno offerto la possibilità di
giungere alla chiusura del cerchio. Ho finalmente trovato la
persona con la quale sono in totale simbiosi. Quando ero in
coma, e sentivo la sua disperazione, ho capito che era parte
di me. Questo mi ha dato la forza di riprendermi e la
certezza che con lui non vivrò mai una vita piatta, perché
sono sicuro che lui avrà sempre bisogno di qualcuno che lo
tenga a bada... io avrò sempre, con lui, l’opportunità di
tirarlo fuori dai guai! Quando ho temuto che non ce la
facesse, per un attimo mi è venuto un rimpianto. L’essermi
tirato troppe volte indietro, credendo di fare la cosa
giusta per gli altri. Jr? Non l’ho dimenticato. È l’amore
della mia vita. Ho sempre sognato di diventare padre, ma ne
avevo paura. E l’inizio non è stato dei più facili, non
potrò mai dimenticare le brutte parole che gli dissi quando
litigammo. Quando lo feci nascere sull’isola, provai subito
un legame che andava oltre al semplice averlo aiutato a
venire al mondo. E credo che anche lui inconsciamente si
sentisse legato a me. Ricordo che voleva stare sempre in
braccio. O con me o con la mamma. Con me era sempre
sorridente… quei ditini che m’infilava negli occhi, nel naso
ridendo a crepapelle alle mie facce. Ora capisco perché, i
giorni precedenti al ritorno alla civiltà… quel batuffoletto
all’improvviso si rifiutava di venire più in braccio, lo
sentiva che stavo per abbandonarlo. E quando, subito prima
di dirci addio, Kala e Kai si appartarono e discussero a
lungo. Sono sicuro che Kala volesse confessarmi che ero il
padre. Sono orgogliosissimo di lui e, prendendo a prestito
la frase che mi disse Brandon: lui è proprio come avrei
voluto crescesse mio figlio. No, non mi sono dimenticato. Tu
sarai per sempre il mio eroe. Se quel giorno non mi avessi
salvato, ora nessuno di noi sarebbe qui!
Grazie Pierpo...